Giampiero Monguzzi
DATA: MONZA 1923
PROFESSIONE: INGEGNERE
CAMPO D'INTERESSE: UFO
Ex sommergibilista, appassionato di alpinismo e padre di un bambino. Il 31 luglio 1952 quando Giampiero Monguzzi e sua moglie Pinuccia Radaelli
si recarono sui monti del Bernina (SO) per un'escursione in montagna.
Giampiero, ingegnere dell'Edison, avvertì improvvisamente una brezza
gelida accompagnata da un rumore simile alle sartie di un vecchio
veliero, poi ad un tratto un silenzo irreale. Giampiero gridava alla
moglie vicina ma lei non sentiva; anche lei apriva bocca ma non
uscivano parole. Ecco che videro un ufo di 10 metri di diametro posarsi
nella parte inferiore del Pizzo Scerscen. Giampiero aveva la sua
macchina fotografica, scattò una foto senza udire il "click". Rimasero
a guardare stupiti fino a quando una figura umana coperta da uno
scafandro metallico marciò verso di loro. Volevano scappare, ma la
paura li teneva inchiodati al terreno, tuttavia l'umanoide si voltò e
percorse il disco dall'esterno come per ispezionarlo. Camminava
impacciato con un oggetto simile ad una torcia in mano e talvolta
alzava il capo verso la sommità del velivolo, poi rientrò nel disco e
Monguzzi scattò altre due foto notando nella parte inferiore una
sezione roteante, poi l'ufo sparì nel cielo ad una velocità stimata
dall'ingegnere fra i 200 e i 300 Kmh, mentre i due riacquistavano la
comunicazione. Incuriosita, la coppia si avvicinò sul luogo
dell'atterraggio ma non vi trovò segni nel ghiaccio.
Poche settimane dopo Monguzzi raccontò il suo avvistamento alla stampa
e l'interesse fu enorme. Un'agenzia francese si gli offrì 5 milioni di
lire per acquisirne le foto, si interessarono anche i media americani
ed una casa cinematografica si disse pronta a farne un documentario.
Ospite a Radio Sera, il 22 ottobre 1952 ritrattò tutto raccontando di
avere escogitato una truffa con un modellino di cartone, fil di ferro e
lana, aiutato dai cugini, Mario e Alfredo Gaiani, e da una guida alpina. Il motivo sarebbe stata
la sua segreta aspirazione di diventare un giornalista. Ad avvalorare
questo presunto falso si aggiunse un collega di Monguzzi, tale Antonio Spreacane.
Disse che un giorno lo chiamò perché voleva essere aiutato nella
realizzazione di un modellino, per far vedere che aveva fotografato un
disco volante sulla bocca dello Scerscen, al limite della seraccata.
Disse che lo faceva per dimostrare d'esser un bravo fotografo.
Tuttavia, lo stesso Spreacane è perplesso poiché aveva visto i negativi
originali delle foto, le quali erano state scattate in sequenza
alternate a quelle di una normale escursione, e soprattutto scattate
senza dubbio in montagna. La perplessità maggiore era sul fatto che
sarebbe stato impossibile ricreare con un modello la stessa pendenza
fotografata. Inoltre aveva visto il modellino e lo trovò ridicolo ed
assolutamente diverso da quello delle foto.
Monguzzi infatti fu interrogato perfino da agenti della CIA e dei
nostri Servizi Segreti, gli dissero che l'Aviazione aveva fatto perfino
degli ingrandimenti a parete delle sue foto. Spaventato, l'ingegnere si
tirò fuori ed inscenò la farsa del modellino. I suoi dirigenti che
prima facevano la fila per fatsi fotografare con Monguzzi, lo licenziarono e
sparirono dai media. Spreacane fu interrogato anche dai dirigenti Edison che
volevano sapere il suo ruolo nella vicenda.
FMonguzzi infine scomparve in un incidente d'auto misterioso e la vera storia non si seppe mai.